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Correlazioni in Medicina



I supplementi vitaminici riducono la progressione della malattia da HIV e la mortalità


I risultati ottenuti da studi osservazionali hanno indicato che lo stato micronutrizionale è un determinante della progressione della malattia da HIV ( virus dell’immunodeficienza umana ).

Lo studio, eseguito in Tanzania, ha interessato 1.078 donne in stato di gravidanza, infette dal virus HIV.

L’obiettivo dello studio, coordinato dai Ricercatori della Harvard School of Public Health di Boston, è stato quello di stabilire gli effetti di supplementi giornalieri di vitamina A ( vitamina A preformata e beta-carotene ), di multivitamine ( vitamina B, C ed E ), o di entrambe sulla progressione della malattia da HIV.

Il periodo medio di follow-up è stato di 71 mesi.

Delle 271 donne che hanno ricevuto multivitamine, 67 hanno avuto una progressione della malattia allo stadio 4 WHO o sono decedute rispetto alle 83 donne delle 267 che hanno ricevuto placebo ( 24.7% vs. 31.1%; rischio relativo, RR = 0.71; p = 0.04 ).

Il trattamento multivitaminico è risultato anche associato ad una riduzione del rischio relativo di morte correlata alla sindrome da immunodeficienza acquisita ( AIDS ) ( RR = 0.73; p = 0.09 ), alla progressione della malattia allo stadio 4 WHO ( RR = 0.50; p = 0.02 ) o alla progressione allo stadio 3 o a stadi maggiori ( RR = 0.72; p = 0.003 ).

L’assunzione di multivitamine ha comportato anche una più alta conta di cellule CD4+ e CD8+, e più basse cariche virali.

L’effetto prodotto dalla sola vitamina A è risultato non significativamente differente da quello del placebo.

L’aggiunta di vitamina A al regime multivitaminico ha ridotto il beneficio riguardo ad alcuni degli end point esaminati.

I risultati ottenuti hanno indicato che i supplementi multivitaminici ritardano la progressione della malattia da HIV e forniscono una soluzione efficace e a basso costo per ritardare l’inizio della terapia antiretrovirale nelle donne con infezione da virus HIV. ( Xagena2004 )

Fawzi WW et al, N Engl J Med 2 004; 351: 23-32



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